Vedere un mondo in un grano di sabbia, E un cielo in un fiore selvatico, Tenere l'Infinito nel palmo di una mano, E l'Eternità in un'ora.

William Blake

lunedì 4 giugno 2007

Una relatività troppo ristretta?

Incominciamo a dare un senso al nome di questo blog.
Vorrei provare a mettere in luce alcuni dubbi che emergono dalla concezione del tempo così come postulata dalla relatività ristretta di Einstein.
Brevissimo riassunto: per Einstein all'aumentare della velocità il tempo rallenta e lo spazio si contrae rispetto a un sistema di riferimento dato. Chi percepisce il rallentamento del tempo è però chi osserva da un altro sistema di riferimento l'oggetto (o la persona) che sta aumentando la velocità; per chi infatti sta accellerando il tempo scorre uniformemente senza subire rallentamenti. Cosa accade alla velocità della luce (che Einstein pone come limite assoluto di velocità raggiunibile)? Non si sa..... Davvero, non è dato saperlo. E questo fondamentalmente perchè le formule matematiche che vengono utilizzate per misurare la dilatazione del tempo e la contrazione dello spazio in senso relativistico (le trasformazioni di Lorentz), alla velocità della luce vanno in panne.... Si sa che la matematica si trova davanti a enigmi ogni volta che un suo risultato è ZERO o INFINITO. Ebbene in questo caso alla velocità della luce, per determinare che cosa accade al fotone (la particella che costituisce la luce) applicando le trasformazioni di Lorentz ci si ritrova con lo zero al denominatore.... Il significato matematico della trasformazione è (per usare impropriamente un termine del teorema dell'incompletezza di Godel) indecidibile. La domanda che pongo è semplice:


nella teoria della relatività ristretta si dice che all’aumentare della velocità il tempo, che noi osserveremmo nel sistema di riferimento che sta accelerando rispetto a noi, rallenta fino ad essere = 0 nel caso ipotetico in cui quell’oggetto si muovesse alla velocità della luce. Le proporrei questo esperimento mentale: immaginiamo di osservare un fotone e immaginiamo di poter osservare un ipotetico orologio del fotone. Il fotone nel vuoto,essendo luce, viaggia per definizione a velocità = c. Questo significa che io, osservando l’orologio del fotone, dovrei osservarlo immobile. Il tempo del fotone per me che lo osservo non esiste, è = a zero: quel fotone è eterno. Prima domanda: vale lo stesso per il fotone? Ovvero, se il fotone osservasse il suo orologio lo osserverebbe muoversi normalmente oppure lo osserverebbe fermo? Seconda domanda: Ma se per me che lo osservo quel fotone non ha tempo, come è possibile che io possa osservare eventi successivi a quello della mia prima osservazione che coinvolgano quel fotone? Mi spiego meglio: come è possibile, per una cosa che non ha tempo, dire che tale fotone dopo la mia osservazione ad esempio colpirà la superficie di uno specchio e verrà da esso riflesso? Se per me che lo osservo il suo tempo è = a zero, per me quel fotone non ha un “dopo”, deve eternamente stare dove lo ho osservato la prima volta, perché per me che lo osservo è senza tempo e quindi non può partecipare a un qualsiasi evento futuro: per lui il futuro non esiste, non esiste il dopo, deve essere eternamente dove io lo osservo….. In altre parole, può esistere il movimento nello spazio senza il tempo?

Ho posto questa domanda a diversi professori di fisica: voglio riportare quella di un noto professore, dal quale non ho l'autorizzazione a divulgarne le generalità il quale mi ha cortesemente risposto nel seguente modo:

" A un raggio di luce non e' possibile attribuire le prerogative di un osservatore e quindi non ha senso volergli assegnare uno strumento di misura quale un orologio. Se si tenta di fare cio', anche solo in un esperimento mentale, si incorre in situazioni paradossali che non hanno spiegazioni. Un raggio di luce puo' solo essere osservato ma non e' definibile, anche matematicamente, cosa un raggio di luce osserverebbe. Dato che non e' definibile un tempo misurato da un raggio di luce, la frase "un fotone non ha tempo" deve essere intesa meglio come "non e' definibile un tempo proprio del fotone" e cio' ovviamente riporta alla risposta precedente cioe' che non esiste un orologio solidale con un raggio di luce. Invero non ha senso neanche dire che gli intervalli di tempo per un fotone sono tutti uguali a zero perche' lo zero e' un numero e cio' implicherebbe una misura che invece un fotone non puo' fare. Ovviamente la frase "il tempo di un fotone e' zero" si deve intendere come "gli intervalli temporali letti sull'orologio di un corpo soggetto a osservazione, tendono a zero quando la velocita' del corpo tende a quella della luce rispetto a chi compie la misura". Quindi la proprieta' del fotone di non poter leggere un proprio tempo e' dedotta come limite di misure fisiche. Tuttavia un raggio di luce puo'essere osservato come tale da un osservatore che ovviamente si muova a velocita' minore e a cui e' associabile un orologio fisico. Per questo osservatore il fotone e' come un qualunque altro oggetto che si muova rispetto ad esso e quindi ha una energia, una quantita' di moto e quant'altro lo caratterizzi. Le considerazioni fatte per le misure di tempo valgono anche per quelle di spazio. Quando si parla di movimento nello spazio si intende rispetto a qualche osservatore che misura lo spazio percorso da un corpo, per esempio proprio un fotone, in un dato intervallo di tempo. Ma lo spazio e il tempo sono misurati dall'osservatore che non e' il fotone. Nel caso della luce la confusione nasce quando si vuole inconsciamente trasferire al fotone prerogative che sono proprie del nostro modo quotidiano di pensare. Tendiamo ad attribuire al fotone un futuro che invece e' il nostro futuro: il fotone, come ogni altro corpo, si muove nel nostro futuro ed e' cio' che noi misuriamo. "

E' stata posta una domanda simile anche a questo sito della NASA e la risposta è stata la seguente:


"For a photon, or any other particle traveling at ESSENTIALLY the speed of light, any arbitrarily long distance could be traversed in less than a second....but eternity is different. For you to get boosted to a speed where 'eternity would pass in an instant' you would travel essentially an infinite distance, and the energy you would need to accelerate you would be infinite as well. For a photon, it is a completely meaningless exercise to ask how fast time passes for a photon, and in some sense in the 'rest frame' of such a massless particle, time is meaningless."

Per chi è digiuno di inglese la traduzione è la seguente:

"Per un fotone, o qualsiasi altra particella che viaggi essenzialmente alla velocità della luce, qualsiasi distanza arbitrariamente estesa può essere attraversata in meno di un secondo, ma l'eternità è differente. Affinchè tu sia accellerato ad una velocità in cui "l'eternità passi in un istante" tu viaggeresti una distanza infinita e l'energia che dovresti avere per accellerare dovrebbe esssere anch'essa infinita. Per un fotone è un esercizio completamente senza significato chiedere a che velocità trascorre il tempo per un fotone, e in un certo senso in ogni istante immobile di tale particella senza massa il tempo è senza significato"

Colui che ha dato questa risposta lavora alla Nasa e il suo curriculum è questo.

Un paio di osservazioni: ci viene detto che un fotone può teoricamente percorrere una distanza infinita in meno di un secondo (ma se il tempo è uguale a zero occorrerebbe forse dire istantaneamente); praticamente il fotone si troverebbe contemporaneamente all'inizio e alla fine del suo ipotetico percorso (notare che abbiamo a che fare con un infinito...); ci viene inoltre detto che il tempo per un fotone è senza senso e che esso non è definibile matematicamente. A parte che, come mi è stato scritto, le trasformazioni di Lorentz non ce le ha ordinate il dottore siamo a questo punto: il nostro fotone percorrerebbe uno spazio infinito in un tempo nullo: in pratica il nostro fotone si troverebbe istantaneamente in ogni punto della sua traiettoria. Senza che io percepisca lo scorrere del suo tempo il fotone è in ogni punto del suo percorso. Quindi esso non viaggerebbe più a velocità pari a c (la velocità della luce) ma avrebbe allo stesso modo velocità infinita: è infatto inpossibile percorrere uno spazio infinito ad una velocità finita (per quanto elevatissima..).

Aldilà dei paradossi che ho appena indicato, se così stanno le cose è possibile, almeno sulla carta, che esistano fotoni che hanno fotografato eventi riguardanti l'inizio dell'univero (e in effetti noi vediamo la luce di stelle morte da migliaia di anni luce...) e che continuino a vagare per l'universo in eterno.
Comunque la matematica non ci consente di comprendere questo caso limite della teoria della relatività ristretta; ma questa non è cosa di poco conto a meno che non si tratti di un problema di linguaggio: non ho i termini per definire e descrivere un tempo pari a zero e uno spazio infinito percorso in un istante che peraltro per il fotone non dovrebbe esistere in quanto T uguale a zero.
Ma andiamo oltre.
In base alla teoria della relatività infatti due osservatori in moto l'uno rispetto all'altro che vengano a coincidere in un certo punto in un certo istante (per esempio un osservatore fermo in una stazione ferroviaria e un osservatore in moto su di un treno che passa per la stazione) vengono ad avere riferienti temporali diversi secondo le trasformazioni di Lorentz.

Quindi eventi contemporanei e perciò esistenti per l'osservatore fermo possono benissimo essere passati o futuri per l'osservatore in moto e quindi risultare per questo non più esistenti o non ancora esistenti. Sono contemporanei, nell'istante della coincidenza, solo gli eventi che si verificano nel piano perpendicolare alla direzione del treno.

Si ha quindi un concetto di relatività dell'esistenza nel senso che ciò che esiste per un osservatore può non esistere o essere già esistito per un altro in moto rispetto a lui.

Viene a mancare una concezione obiettiva di esistenza.
L'unico modo per ricomporre un concetto di esistenza che ricomprenda ogni adesso di ogni essere in movimento rispetto a noi è quello di pensare che ogni evento passato, presente e futuro esistano insieme, contemporaneamente.
Questo concetto è magistralmente spiegato da questo scritto di Luigi Fantappiè matematico italiano. (Qui trovate la biografia di Fantappiè).

La relatività ristretta ci porta quindi a considerare ogni evento passato presente e futuro come coesistenti in ogni istante.

Ma le stranezze della relatività non sono finite:
credo che chiunque conosca la famosa formula E = mc2.

Bene, forse qualcuno si stupirà di quanto sto' per scrivere, anche se facendo mente locale alle modalità di risoluzione delle equazioni di secondo grado lo stupore dovrebbe sparire;
la formula di Einstein è un caso particolare di una formula pubblicata per la prima volta nel 1890 da Oliver Heaviside e perfezionata in seguito da Henri Poincarè e Olinto de Pretto.
La formula originaria, detta equazione energia (E)-momento (p) - massa (m) era la seguente:
E2 = p2c2 + m2c4

Questa equazione, come tutte quelle di secondo grado, ha due soluzioni, una positiva (+E) e una negativa (-E).

"Naturalmente" quella negativa (-E) fu considerata uno scherzo matematico e non venne presa in esame: essa infatti implicherebbe che cause poste nel futuro (si inverte il segno dell'energia e quello del tempo) agiscono nel presente. Einstein ovviò alla cosa applicando la formula ai soli sistemi inerziali in cui il momento (p) è uguale a zero. Questo porta:
E2 = 0 + m2c4
che si risolve come una semplice equazione di primo grado, ovvero con la famosa E = mc2

La formula di Einstein si trovò nuovamente nei guai quando Wolfgang Pauli scoprì lo spin associato alla rotazione degli elettroni; lo spin corrisponde a una velocità insita nei costituenti stessi la materia e quindi il momento (p) non poteva più essere azzerato.... Si ritorna alladoppia soluzione e all'energia negativa.

Dov'è finita la nostra -E?

Una ipotesi di soluzione potrebbe essere questa.....

E' interessante comunque notare come nella fisica moderna vi siano altri fenomeni che contemplano l'inversione delle coordinate temporali. Dirac scoprì per ogni particella esistente l'esistenza di un' antiparticella (l'antimateria) e Feynmann osservò che, dal momento che nelle funzioni d'onda degli elettroni compare sempre il prodotto Energia per Tempo se, quando considero e enrgie negative, cambio segno anche al tempo, tutto rimane come prima. Insomma un elettrone che si propaga nel tempo si può interpretare come un positrone (la sua antiparticella) che si propaga indietro nel tempo.

Cosa accade dunque a un fotone?
Che ne è della energia negativa?
Come influisce sulla nostra realtà il fatto che passato presente e futuro sembrano coesistere in ogni istante?

Non sono domande di poco conto e spero, nei prossimi giorni, di spiegare il perchè.....












1 commento:

Gandalf ha detto...

Riporto qui una risposta a questo articolo di Ruggero_20, utente del forum di Luogocomune.net e la mia risposta. Il post originale lo trovate qui:

http://www.luogocomune.net/site/modules/newbb/viewtopic.php?topic_id=3327&forum=54&post_id=92502#forumpost92502

Ciao Ruggero, sono contento che tu abbia trovato il tempo di rispondermi….

-citazione-

Ciao, se avrò il tempo nei prossimi giorni scriverò un paio di commenti al tuo articolo, perché è comunque interessante.
Però prima di scrivere pagine e pagine di commenti devo precisare un paio di cose.

Non so se mi sono spiegato nei precedenti articoli, ma continui a confondere il tempo che scorre nel tuo sistema di riferimento guardando un fotone che si muove, con il fatto che il fotone debba essere eterno. Non è così. Sul serio, conviene discutere prima questo punto, altrimenti io parlo di mele e tu di pere e non ci si può capire.



Volentieri… Ma non mi pare di stare confondendo alcunché: togliamo di mezzo la parola eterno (come avevo proposto alcuni post fa) che crea più confusione che altro.
Ho letto e riletto il tuo post su te che corri congelato a velocità c ma già mi fermo… Se tu hai per me tempo zero come puoi avere velocità, come puoi muoverti? Se V= s/t e t=0, V a che cosa è uguale? Non volevo ridurmi alla formula ma, anche intuitivamente come può esistere il movimento senza il tempo? Muoversi vuol dire essere ora qui e dopo là, ma se il tempo non scorre come faccio dopo a essere la? Non esiste DOPO….A meno che il concetto di tempo non venga in qualche modo stravolto rispetto a quello che normalmente intendiamo…

Facciamo un altro esempio, quello classico dell’orizzonte degli eventi in prossimità di un buco nero: anche in questo caso se io osservassi te mentre ti approssimi all’orizzonte degli eventi dovrei vedere il tuo orologio rallentare fino a fermarsi nel momento in cui tu raggiungi l’orizzonte: a quel punto io osserverei il tuo orologio fermo e te medesimo fermo eternamente (mi è scappata) sulla linea dell’orizzonte degli eventi…. Con T= 0 non percepirei i tuoi movimenti e la tua velocità…saresti fissato in un fermo immagine per sempre…. Nel mio sistema di riferimento tu rimarrai congelato sull’orizzonte degli eventi per sempre…..


-citazione-

Altro punto, la conseguenza della relatività non è affatto che tutto accade nello stesso momento in ogni luogo, è solo che la simultaneità di eventi spazialmente e temporalmente separati è un concetto che va esplicato con cura. Il concetto legato alla relatività è proprio che non esiste alcuna simultaneità tra eventi non connessi "causalmente" (non casualmente, causalmente, causa-effetto), quindi in un certo senso è tutto il contrario della totale contemporaneità.
Ci sono approcci molto complessi matematicamente che tentano di modificare questo punto, come la teoria di quel matematico che hai postato. Ma sinceramente prima di parlare di informazione che arriva dal futuro, e dargli un senso non banale, bisogna veramente conoscerne tanta di fisica, altrimenti c'è sempre il paradosso di chi va a parlare male a tua nonna di tuo nonno. Io lascerei stare per un attimo questo studio sui potenziali accelerati.



Non conosco gli approcci matematicamente molto complessi di cui tu parli e peraltro probabilmente non ne capirei nulla; ho semplicemente letto diverse cose che riportavano il medesimo concetto, le ho trovate logicamente ineccepibili e coerenti e le ho riportate.
Si parla comunque del concetto di esistenza rapportato a quello di simultaneità…. E la simultaneità non è un concetto che va esplicato con cura, semplicemente per certi eventi che io reputo presenti per un altro osservatore possono essere passati o futuri…
Ad esempio questo ragionamento mi pare limpido (era quello che già avevo linkato nell’articolo completo, lo si trova qui http://www.sintropia.it/libri/tempo.htm )….


“ ….Quindi, eventi contemporanei e perciò esistenti per l'osservatore fermo, possono benissimo essere passati o futuri per l'osservatore in moto e quindi risultare per questo non più esistenti, o non ancora esistenti!”
Vediamo dunque che, con la teoria della relatività, assieme alla nozione obiettiva di contemporaneità, verrebbe necessariamente a cadere anche la nozione obiettiva di esistenza, almeno come s'intende abitualmente, poi¬ché uno stesso evento potrebbe essere insieme esistente per un osservatore e non esistente per un altro, anche coincidente a un certo istante col primo, ma in moto rispetto a questo!
Come ricostruire allora una nozione obiettiva di esistenza, che non presenti cioè gli inconvenienti ora esposti di dipendenza dall'osservatore? Se vogliamo avere una nozione di esistenza che soddisfi i due requisiti esposti al numero 2, che sia cioè obiettiva e tenga insieme conto della teoria della relatività, bisognerà ritoccare opportunamente la comune nozione di esistenza in modo che, se un evento esiste per un certo osservatore, esso esista anche per tutti gli altri osservatori, per lui esistenti insieme a quel¬ evento; in modo tale cioè da ristabilire l'accordo universale sull'esistenza o non esistenza di un oggetto da parte di tutti gli osservatori che uno di essi considera esistenti insieme a se stesso.
Con la nozione attuale di esistenza abbiamo visto invece che due osser¬vatori, anche coincidenti in un punto a un certo istante, ma in moto l'uno rispetto all'altro, possono giudicare diversamente lo stesso evento esisten¬te per l'uno e non esistente per l'altro!
Ora, per ristabilire l'accordo desiderato, non vi sono evidentemente che due vie: ci si può accordare infatti sulla negativa, accettando di negare l'esistenza di ogni evento che un altro osservatore (esistente) afferma non esistente, oppure ci si può accordare sull'affermativa, accettando di consi¬derare esistente ogni evento che un altro qualunque osservatore (esistente) afferma esistente.
Benché questa seconda alternativa si presenti subito alla nostra mente come la più naturale, poiché è proprio con questo accordo «positivo» fra i più che si è sempre costruita la scienza, come patrimonio universale di sapere, e non patrimonio del singolo, è bene tuttavia dimostrare rigorosa¬mente l'impraticabilità della prima via (accordo sulla negativa), poiché così resterà anche dimostrata la necessità della seconda alternativa, restan¬do essa l'unica possibile.
E infatti, se ci accordassimo sulla «negativa», io (per esempio, come osservatore fermo in una stazione) che ho finora considerato esistenti tutti gli eventi che sono a me «contemporanei» in questo istante, per accordarmi con l'osservatore in moto sul treno, dovrei dichiarare non esistenti (come egli afferma) perché per lui sono «passati», come abbiamo visto, quella parte di tali eventi, per me contemporanei (per esempio una scintilla), che sono localizzati «avanti» nella direzione del moto, e così pure dovrei dichiarare anche non esistenti gli eventi localizzati «dietro», perché tali considerati dall'osservatore mobile (essendo per lui «futuri»). Avrei così raggiunto l'accordo con l'osservatore mobile sulla sola esistenza degli eventi contemporanei, localizzati nel piano perpendicolare alla direzione del moto.
Ma ora posso immaginare un altro osservatore, mobile nello stesso tempo su un altro binario ad angolo col precedente. Dovendo accordarmi sulla negativa anche con questo secondo osservatore, io, analogamente, non potrei considerare esistenti, in base alle sue negazioni, che, al più, i soli eventi a me contemporanei, localizzati nel piano perpendicolare alla dire¬zione del suo moto, e poiché questo piano non ha in comune con l'altro piano (perpendicolare alla direzione del primo osservatore) che una sola retta verticale, io, per obbedire alle negazioni combinate di tutti e due i detti osservatori, dovrei considerare non esistenti tutti gli eventi contem¬poranei, situati al di fuori di questa verticale.
Infine, immaginando un terzo osservatore, mobile in un ascensore ver¬ticale, che dichiarerebbe inesistenti tutti gli eventi a me contemporanei fuori del piano orizzontale, passante per il punto di coincidenza, io, per accordarmi sulla negativa anche con questo terzo osservatore mobile, dovrei rinunciare all'esistenza anche di tutti gli eventi situati sulla verticale, fuori del punto di coincidenza.
Questo sarebbe dunque l'unico evento obiettivamente esistente! «Io, qui, in questo istante!».
Resta così dimostrata l'affermazione fatta che l'accordo sulla negativa è impossibile, perché vediamo che esso ci conduce a un vero solipsismo, con cui si nega l'esistenza a ogni altro evento, e quindi si nega l'esistenza di una realtà obiettiva, contrariamente alle nostre premesse, e contrariamente agli stessi presupposti delle scienze della natura, che vedrebbero dileguar¬si nel nulla lo stesso oggetto dei loro studi!
È anzi da osservare che siamo arrivati a un assurdo già praticando l'accordo sulla negativa con i soli osservatori (mobili), coincidenti con me in un certo punto ad un certo istante! Ma ad un assurdo ben maggiore giungerei se volessi accordarmi sulla negativa anche con quegli altri osservatori mobili, a me contemporanei, e che perciò io considererei esi¬stenti secondo la nozione comune, ma localizzati in questo istante in un punto lontano, per esempio su Marte o su Sirio. Se infatti il loro moto non è perpendicolare alla retta che li congiunge col punto ove mi trovo (e questo sarà il caso generale) è facile verificare che essi sono contemporanei per me, ma io non sono contemporaneo per loro.
Arriverei così al colmo dell'assurdo che, pur dichiarando io esistenti questi osservatori, essi mi ripagherebbero con una moneta ben differente, dichiarando me inesistente, perché risulterei loro passato o futuro. E se dovessi accordarmi sulla negativa anche con essi, dovrei dunque io stesso controfirmare la mia sentenza di morte dichiarandomi inesistente!
Risulta così ancor più manifesto l'assurdo della nozione comune di esistenza, limitata al solo presente, e insieme l'impossibilità di ristabilire l'obiettività di questa nozione, mediante un accordo sulla negativa.
Volendo dunque arrivare a determinare quale oramai deve essere la vera nozione di esistenza, se deve essere insieme obiettiva e non contraddittoria con la teoria della relatività, non resta altro da fare che percorrere fino in fondo la seconda delle vie già ricordate. Dovremo cioè ristabilire l'accordo fra tutti gli osservatori sull'affermativa, accettando di considerare esistenti, fra tutti quegli eventi, per me passati o futuri, che un qualunque osservatore contemporaneo (e quindi per me «esistente» secondo la nozio¬ne comune) mi dichiari esistenti.
Cominciamo allora con gli osservatori mobili, con me coincidenti a un certo istante. È facile verificare che, accettando le loro affermazioni di esistenza, dovrò ampliare l'attuale nozione di esistenza, limitata agli eventi a me contemporanei, aggiungendo a questi anche tutti gli eventi, che possono essere contemporanei per uno di questi osservatori mobili. Con ciò giungerò a considerare esistenti tutti gli eventi «esterni al cono della luce», secondo il linguaggio della teoria della relatività, e cioè di tutti gli eventi che non possono né influenzare né essere influenzati da ciò che accade qui in questo momento.
Ma se tengo conto anche degli osservatori mobili, a me contemporanei e quindi per me esistenti, ma localizzati anche in punti lontani, è facile verificare che qualunque evento, anche se per me localizzato nel più remoto passato o nel più lontano futuro, può riuscire contemporaneo e quindi esistente per uno di essi e dovendo io accordarmi con questo sull'affermativa, dovrò dunque dichiarare anche per me esistente l'evento considerato, cioè qualunque evento passato, presente o futuro.
L'unica via che resta aperta per ristabilire una nozione obiettiva di esistenza, che non risulti contraddittoria con la teoria della relatività, ci porta dunque necessariamente a estendere ancora la nozione comune di esistenza, limitata finora al solo presente, fino a includervi anche tutto il passato e l'avvenire.
In altri termini, dalle nostre premesse di obiettività e di accordo con la teoria della relatività, segue di necessità che tutto esiste ugualmente, passato, presente e futuro, e cioè che tutte le cose, tutti gli eventi passati presenti e futuri esistono insieme; essi esistono qui o lì, ora o ieri o domani, ma esistono tutti insieme.”


E siccome lo stesso concetto lo si ritrova anche in altri testi……

“In conclusione: se accettate l’idea che la realtà sia composta da ciò che la vostra immagine mentale fissa contiene adesso, e se concordate sul fatto che il vostro adesso sia alla pari con quello di tutti gli altri osservatori, a varia distanza tra voi e in vario stato di moto, allora la realtà racchiude tutti gli eventi dello spazio-tempo…..
“Gli eventi quindi sono, indipendentemente da come o quando si verifichino. Esistono tutti e occupano in eterno uno spazio preciso nello spazio-tempo. Non c’è alcun flusso. Non è facile accettare una visione simile dato che la nostra concezione del mondo distingue rigorosamente tra passato presente e futuro ma se valutiamo con attenzione questo schema temporale e lo confrontiamo con i dati oggettivi della fisica moderna scopriamo che esso esiste solo nella nostra mente. “

(Brian Greene “La trama del cosmo. Spazio, Tempo, Realtà - Einaudi Pag.165… Questa la biografia e il curriculum di Greene )



…e continua a convincermi a livello logico anche senza la matematica complessa mi sento di sottoscriverlo….

Tra l’altro anche Einstein ebbe a dire:

“Per noi, fisici di fede, la separazione tra passato, presente e futuro ha solo il significato di un'illusione, per quanto tenace”



-citazione-

Prima bisogna capire bene la relatività ristretta, poi si può passare alle generalizzazioni o alle modifiche.



E’ un anno che ci provo, ma ad ogni domanda che pongo a fisici di professione (e anche di fama) mi ritornano risposte l’una in contraddizione con l’altra…E dire che, come dici tu, la relatività non è mica una scoperta di ieri…… Ti assicuro che anche tra fisici teorici, professori universitari di fisica ricercatori mi pare vi sia ancora una certa qual confusione, figurati in me… Altrimenti non riceverei alla stessa domanda risposte del tutto incompatibili l’una con l’altra…. E bada che non ce l’ho con i fisici, per la medicina è uguale, non c’è un medico che interpreti gli esami e le diagnosi nello stesso modo di un altro… Alla faccia delle scienze esatte…La scienza lo sarà pure, l’uomo che le studia e le applica no….


-citazione-

E' come se tu ti vuoi mettere a parlare con i tuoi amici del calcetto di schemi da usare contro il Manchester United. Puoi avere anche gli schemi e le idee migliori al mondo, ma ti mancherebbe comunque la tecnica per affrontare quella squadra. Così qui. Se non consoci bene la tecnica e non capisci prima bene cos'è la relatività, non puoi metterti a discuterne le conseguenze o le modifiche. Occorre prima chiarire bene cosa la teoria afferma.



A giudicare dalle risposte contraddittorie che ricevo (e NON sto parlando di te, ma di quelle che ricevo via mail da vari dipartimenti e professori di fisica) neanche chi la dovrebbe masticare quotidianamente sembra averla chiara…..

-citazione-


Einstein fu importante non perché abbia inventato o meno quell'equazione, ma per il contesto in cui la collocò, che ne cambiò il significato.

Il fotone non viaggia a velocità maggiore di c, non è questo il senso del "quasi istantaneamente" che ti hanno risposto. Il fotone nella relatività ristretta viaggia sempre a c. Punto. Partendo da questo si ottiene la relatività del tempo e delle lunghezze in riferimento agli osservatori inerziali. Quindi non hai indicato un paradosso, hai interpretato male. Se vuoi a me fa piacere approfondire ancora questo aspetto. Chiedi pure quello che non ti convince, e vedi anche i miei post precedenti.



So che il postulato (verificato enne volte sperimentalmente) da cui discende tutta la relatività è la costanza della velocità della luce, costanza che si ha anche rispetto a un qualsiasi sistema di riferimento in moto, però bisogna intendersi: come fa una cosa che viaggia a velocità finita (seppur velocissima come un fotone) a percorrere uno spazio infinito in “less than a second”? Me lo puoi spiegare? Perché questo concetto lo si ritrova in diversi libri a cominciare da quelli divulgativi di Gamow….. “il fotone si trova contemporaneamente in ogni punto della sua traiettoria….”


-citazione-

La storia che hai postato sull'energia negativa grida vendetta
Questo caso che hai indicato è proprio l'opposto, è proprio stato uno dei pochi casi in cui non è stata considerata uno scherzo della fisica. Inizialmente la radice negativa si butta sempre (se qualcuno ti dice ti do la radice quadrata di 4 Euro, tu vai a pensare che il tizio sta prendendo la radice negativa e sei tu a dovergli dare 2 Euro?), ora sarebbe inutile parlare dei polinomi e delle soluzioni...
Ma in questo caso furono proprio i fisici a pensare che forse quelle soluzioni negative potevano avere un senso (sarebbe lungo spiegarne la cronologia)...
La -E non è finita da nessuna parte, anzi è usata ogni giorno in tutti i laboratori di fisica nucleare o delle particelle. Ed è anche usata dal nostro corpo che emette radiazioni (il famoso Carbonio 14), che non potrebbe farlo senza la presenza delle antiparticelle.
Stessa cosa con Dirac, l'equazione di Einstein non ebbe alcun problema, perché non è fatta per descrivere i fermioni. Infatti Dirac inventò l'equazione di Dirac, che è la generalizzazione dell'equazione momento-energia di Einstein, non è la messa in crisi di quell'equazione.
Tanto più che l'equazione di Dirac obbedisce all'equazione di Einstein.



A questo punto ti pongo una domanda: la energia negativa (la chiamiamo antienergia??) è energia che si muove a ritroso nel tempo come il positrone di Feynmann?

-citazione-


Ricordo che l'equazione energy-momentum di Einstein e l'equazione di Dirac hanno una cinquantina di anni di esperimenti accuratissimi sulle spalle.
Quello che voglio in generale dire è che noi qui possiamo parlare di tutto, e ognuno è giustamente libero di avere le proprie opinioni. Ma per poter parlare delle teorie dei potenziali accelerati è chiaro che c'è bisogno di una conoscenza profonda dell'argomento, perché quello che implica non è semplicemente descrivibile a parole. Questo matematico, Luigi Fantappiè, parla in maniera matematicamente e fisicamente avanzatissima, non si può prescindere dalla conoscenza profonda del gruppo di Poincaré per poterne discutere. Altrimenti si rischia di prendere fischi per fiaschi.
Quindi il mio suggerimento è: prima discutiamo delle cose base. Poi, una volta che abbiamo un sostrato comune, possiamo usarlo per discutere le cose più avanzate.
D'altronde la cosa più utile di questo forum dovrebbe essere prima di tutto imparare delle cose che non si conoscono... per poter poi migliorare, comprendere, e magari alla fine anche comprendere quali critiche hanno fondamento e quali sono solo incomprensioni.



Seguo volentieri il tuo suggerimento anche se quei concetti mi sembravano chiari (ancorché controintuitivi) anche senza una conoscenza matematica approfondita e senza avere dimestichezza con i potenziali accelerati e ritardati…… Lasciami però porre domande che sono, ti assicuro, sempre fatte in buona fede….


-citazione-


Ciao!
Ruggero



Ciao!

Stefano